Partiamo subito facendo un po’ di chiarezza con nomi inglesi e italiani, perché in questo mondo è facile fare confusione. RPG significa semplicemente giochi di ruolo, ovvero Role Playing Game. Ma come funzionano?
Come funzionano i giochi di ruolo
Non è semplice definire in poche righe un gioco di ruolo, ma vogliamo provarci: è un gioco fatto da persone in carne e ossa che controllano personaggi immaginari – uno o più a testa – all’interno di un mondo fantastico. Ecco, detta così non è facilmente comprensibile, soprattutto per chi non ha mai avuto alcuna esperienza in questo campo, quindi cercheremo di spiegare l’argomento senza però perderci nei dettagli tecnici.
Come definire un gioco di ruolo?
Definire i giochi di ruolo è difficile perché ne esistono centinaia, anzi migliaia, divisi per generi che spesso si mescolano, diventando ibridi con elementi anche molto differenti. Tutti noi, però, conosciamo i vecchi e cari videogames: ecco, partiamo da qui. I videogiochi classici e i RPG condividono bene o male cinque aspetti di base:
· La possibilità di migliorare il personaggio durante il gioco, aumentando così livelli e punteggi.
· Un sistema di azione o di combattimento basato sulla scelta di diverse abilità e/o equipaggiamenti.
· Una trama centrale di gioco che si dipana in varie missioni secondarie.
· L’interazione con altri elementi presenti o meno nell’ambiente di gioco, quindi con altre abilità aggiuntive.
· L’esistenza di categorie diverse di ambienti e di personaggi, ognuna con caratteristiche proprie e più o meno equiparabili tra loro.
Come si gioca?
Come abbiamo detto, esistono migliaia di giochi diversi, ognuno con caratteristiche proprie. Non ci sono regole universali, ma la maggior parte delle volte abbiamo bisogno di carta e penna. Anzi, ogni giocatore ha bisogno di carta e penna, oltre a un bel po’ di fantasia, per caratterizzare con minuzia personaggi e ambienti, azioni e pensieri.
Altra caratteristica comune a tutti o quasi i giochi di ruolo, è la presenza di un Master Game, una sorta di narratore e arbitro che decide le azioni dei personaggi non giocanti e dei nemici, che sviluppa la trama centrale e le interazioni con l’ambiente immaginario.
I giochi di ruolo classici, come ad esempio Dungeons & Dragons, necessitano anche di dadi, strumenti indispensabili per determinare il successo di un’azione, come scalare una montagna o sconfiggere un nemico in battaglia o a duello.
Le categorie dei giochi di ruolo
Prendiamo questo paragrafo con le molle, perché oggi, vogliamo ripeterlo, esistono tantissimi giochi ibridi, e le etichette non sono più così precise. Proviamo comunque a dividere i giochi in categorie:
Giochi di azione, che si concentrano principalmente sul combattimento, mettendo da parte spesso la narrazione, e agendo quindi molto in tempo reale. Per esempio possiamo citare Diablo, Zelda o Dark Souls, tra i più celebri.
Giochi strategici, in cui le battaglie avvengono all’interno di una mappa e gli avversari sono schierati. Qui diventa importantissimo sviluppare bene i personaggi, perché gli scontri sono all’ordine del gioco. Esempi perfetti sono Final Fantasy, Zangband o The Dungeons of Moria.
Giochi d’avventura, dove l’enfasi narrativa lascia spazio alle azioni da compiere nella storia, come scovare o raccogliere oggetti, decifrare codici e svelare arcani segreti. Tra questi, la serie Divinity rappresenta l’esempio perfetto.
I giochi MMORPG, ovvero i multiplayer, che coinvolgono una grande quantità di giocatori in un gioco di ruolo senza fine che si mischia (spesso) alla vita reale. Qui si mescolano generi diversi, e le variazioni sul tema sono molto frequenti.
Ce l’abbiamo fatta, ma questo è soltanto il punto di partenza. Ni continuiamo a raccontare la nostra esperienza sui giochi di ruolo, tu continua a seguirci!
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