Come accade in ogni comunità, anche in quelle del gaming non mancano i problemi e le tossicità. Quanto trattiamo questo argomento, le persone pensano subito (e a ragione) alle incursioni dei troll, odiatori amatoriali o professionisti, ma limitarsi a ignorare il fenomeno non porta da nessuna parte. Vediamo perché.
Quanto sono tossici i troll?
Per rispondere a questa domanda, riportiamo un fatto realmente accaduto poco tempo fa: un celebre server di Minecraft per bambini e ragazzi autistici stava per festeggiare il suo nono anno di vita, quando è stato attaccato da un troll. Il cretino si è divertito a postare foto e messaggi esplicitamente offensivi contro i bambini sul social di Autcraft, creando così tanto scompiglio che il sito ha chiuso. Lo spazio rassicurante che era stata la community fino a quel momento si è trasformato in un attimo in un luogo infernale.
Molestie, offese e minacce online
Le molestie nelle comunità di gioco sono all’ordine del giorno: secondo uno studio condotto da una nota società di giochi (Unity), circa due terzi dei giocatori hanno subito molestie nel corso delle loro sessioni multiplayer. Non parliamo (soltanto) del classico appellativo “noob”, ovvero principiante (ma con una sfumatura offensiva), quanto di offese molto pesanti che spesso sfociano anche in minacce di morte.
Quando i troll attaccano anche Twitch
Non sono soltanto i forum di gaming le vittime predestinate degli attacchi imbecilli dei troll: la piattaforma Twitch, per esempio, è stata boicottata lo scorso settembre da un gruppo di streamer, dopo che le minacce e le offese dei troll erano diventate insopportabili, pesanti e quotidiane. E la piattaforma cosa ha fatto? Poco o nulla.
Perché gli odiatori si sfogano online?
La risposta è semplice: come possiamo immagine, l’anonimato e la distanza, la comunicazione mediata dalla tastiera e la deresponsabilizzazione del web sono tutti fattori che concorrono a facilitare comportamenti aggressivi, anche perché le persone su internet sono sempre più disinibite che nella vita fisica, reale. Questi comportamenti sono così all’ordine del giorno che ormai la cultura del web li ha normalizzati, e rischiano di essere dunque riproposti anche nel mondo fisico, dopo quello virtuale.
A chi tocca fermare i troll?
Sicuramente la responsabilità non può essere demandata ai giocatori e ai partecipanti della community, ma servono regole ferree e strumenti idonei: ad oggi è molto difficile denunciare i molestatori, nonostante gli strumenti di moderazione in-game, e in ogni caso questa strategia non risolve il problema, ma lo nasconde e basta: è come buttare la polvere sotto il tappeto. Proprio perché sono le aziende per prime a trarre profitto dalle comunità di giocatori, spetta a loro risolvere la questione, con controlli più serrati e pene più severe.
Qualcosa cambierà prima o poi?
Alcuni giocatori sostengono che la tossicità all’interno delle comunità di gaming sia un problema sempre esistito e che esisterà per sempre, normalizzando così una criticità che a nostro parere andrebbe invece risolta. Se è vero che in minima parte la presenza di troll e odiatori sia per così dire un effetto collaterale inevitabile (un po’ come accade in tutte le società civili), è anche vero che fino ad oggi non è stato fatto quasi nulla di concreto per risolvere la questione. Ecco, ora è davvero arrivato il momento.
Da parte nostra – in qualità di giocatori – possiamo combattere questo odioso fenomeno segnalando i troll e denunciando sempre. È poco, certo, ma il poco di tutti può diventare molto, se ognuno fa la sua parte. Noi facciamo la nostra, sempre e comunque!
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